Persone: Giorgio Mortara (1885-1967)
Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it
Una delle mie prime sollecitazioni a guardare al futuro ebbi
quando cominciai a frequentare, nel 1946 l’Istituto di Merceologia
dell’Università di Bologna. Il prof. Walter Ciusa, col quale cominciai i miei
studi nel 1946 e di cui divenni poi assistente nel 1949, citava le previsioni
merceologiche contenute nel 15 volumi delle “Prospettive economiche”, pubblicati
dal 1921 al 1937 da Giorgio Mortara per conto dell’Università Bocconi di
Milano.
Negli anni venti, finita la prima
guerra mondiale, sorse un vivace interesse per le previsioni. I vari paesi del
mondo stavano curando le ferite e le distruzioni provocata dai cinque lunghi
anni di guerra che avevano devastato l’Europa. Di quanto grano e elettricità e
acciaio avrebbero avuto bisogno i vari paesi ? Nell’Unione Sovietica il governo
bolscevico aveva avviato i “piani quinquennali”, cioè i programmi di
costruzione di beni materiali per i successivi cinque anni, il che richiedeva previsioni
dei fabbisogni, delle merci e dell’energia necessari per soddisfare la
produzione di case, cibo, energia. Nel 1930 John Maynard Keynes pubblicava il
noto saggio “Prospettive economiche per i nostri nipoti”. Le “Prospettive economiche” di Mortasa conteneva indagini
sullo stato dell’economia e sulle previsioni di produzioni e di consumi dei
principali beni materiali.
Giorgio Mortara era nato a Mantova, da famiglia ebraica,
nel 1885 ed era stato professore nelle Università di Messina dal 1909, aveva 24
anni, al 1914, poi nell’Università di Roma dal 1915 al 1924 e poi
nell’Università di Milano dal 1924 al 1938. Diresse il prestigioso “Giornale
degli economisti” dal 1910 al 1938. Nel
1908 pubblicò il libro “Le popolazioni
delle grandi città italiane”, primo modello di analisi dei fattori
determinanti lo sviluppo dei centri urbani. Altri importanti contribuiti sono i
volumi “Statistica economica e demografica”
(1920); “Lezioni di
statistica metodologica” (1922); “La salute pubblica in Italia durante e dopo la
guerra” (1925), approfondita indagine delle
conseguenze demografiche e sanitarie, dirette e indirette, della prima guerra
mondiale.
Nel 1939, in seguito alle persecuzioni razziali emigrò in Brasile
dove collaborò al Servizio nazionale del censimento dal 1939 al 1948. e quindi
del Consiglio nazionale di statistica di cui diresse il laboratorio (1949-57) e dove creò una fiorentissima
scuola di demografia;. Tornato in Italia fu nominato socio nazionale
dell’Accademia dei Lincei nel 1947, dal 1949 al 1957 diresse il Consiglio
Nazionale di Statistica e dal 1956 tornò ad insegnare nell’Università di Roma
fino al 1961 quando fu nominato professore emerito. Nel 1954
era stato nominato presidente dell'Unione internazionale per lo studio
scientifico della popolazione, della quale divenne (1957)
presidente onorario. Fra gli scritti più recenti si possono ricordare i volumi “Economia della popolazione“ (1960), lucida sintesi delle interdipendenze tra evoluzione
demografica e sviluppo economico, la raccolta di “Saggi di metodologia demografica” (1963).
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