lunedì 9 febbraio 2015

Persone: Giorgio Mortara (1885-1967)

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Una delle mie prime sollecitazioni a guardare al futuro ebbi quando cominciai a frequentare, nel 1946 l’Istituto di Merceologia dell’Università di Bologna. Il prof. Walter Ciusa, col quale cominciai i miei studi nel 1946 e di cui divenni poi assistente nel 1949, citava le previsioni merceologiche contenute nel 15 volumi delle “Prospettive economiche”, pubblicati dal 1921 al 1937 da Giorgio Mortara per conto dell’Università Bocconi di Milano.

Negli anni venti, finita la prima guerra mondiale, sorse un vivace interesse per le previsioni. I vari paesi del mondo stavano curando le ferite e le distruzioni provocata dai cinque lunghi anni di guerra che avevano devastato l’Europa. Di quanto grano e elettricità e acciaio avrebbero avuto bisogno i vari paesi ? Nell’Unione Sovietica il governo bolscevico aveva avviato i “piani quinquennali”, cioè i programmi di costruzione di beni materiali per i successivi cinque anni, il che richiedeva previsioni dei fabbisogni, delle merci e dell’energia necessari per soddisfare la produzione di case, cibo, energia. Nel 1930 John Maynard Keynes pubblicava il noto saggio “Prospettive economiche per i nostri nipoti”. Le “Prospettive economiche” di Mortasa conteneva indagini sullo stato dell’economia e sulle previsioni di produzioni e di consumi dei principali beni materiali.

Giorgio Mortara era nato a Mantova, da famiglia ebraica, nel 1885 ed era stato professore nelle Università di Messina dal 1909, aveva 24 anni, al 1914, poi nell’Università di Roma dal 1915 al 1924 e poi nell’Università di Milano dal 1924 al 1938. Diresse il prestigioso “Giornale degli economisti” dal 1910 al 1938.  Nel 1908 pubblicò il libro “Le popolazioni delle grandi città italiane”, primo modello di analisi dei fattori determinanti lo sviluppo dei centri urbani. Altri importanti contribuiti sono i volumi “Statistica economica e demografica” (1920); “Lezioni di statistica metodologica” (1922); “La salute pubblica in Italia durante e dopo la guerra” (1925), approfondita indagine delle conseguenze demografiche e sanitarie, dirette e indirette, della prima guerra mondiale.

Nel 1939, in seguito alle persecuzioni razziali emigrò in Brasile dove collaborò al Servizio nazionale del censimento dal 1939 al 1948. e quindi del Consiglio nazionale di statistica di cui diresse il laboratorio (1949-57) e dove creò una fiorentissima scuola di demografia;. Tornato in Italia fu nominato socio nazionale dell’Accademia dei Lincei nel 1947, dal 1949 al 1957 diresse il Consiglio Nazionale di Statistica e dal 1956 tornò ad insegnare nell’Università di Roma fino al 1961 quando fu nominato professore emerito. Nel 1954 era stato nominato presidente dell'Unione internazionale per lo studio scientifico della popolazione, della quale divenne (1957) presidente onorario. Fra gli scritti più recenti si possono ricordare i volumi “Economia della popolazione“ (1960), lucida sintesi delle interdipendenze tra evoluzione demografica e sviluppo economico, la raccolta di “Saggi di metodologia demografica” (1963).


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