domenica 5 febbraio 2012

Persone: Pietro Ferraro (1908-1974)

Giorgio Nebbia nebbia@quipo.it

Gli anni cinquanta del secolo scorso sono stati quelli del boom economico; un intero mondo, tremila milioni di persone, era riuscito a sopravvivere alle tragedie della seconda guerra mondiale; fra i vincitori e i vinti, fra i popoli che si erano arricchiti con la guerra e quelli che erano diventati o erano rimasti poveri, molti a livello di colonie delle grandi potenze, c’era voglia di ricostruire, di liberarsi dalla miseria, di conquistare indipendenza e diritti fino allora negati. Sembrava ancora, allora, che la Terra avrebbe potuto fornire campi coltivabili, alimenti, acqua, energia, metalli in grandi, forse infinite, quantità.

La scoperta della disintegrazione dell’atomo sembrava offrire, al fianco di una devastante nuova arma, anche reattori capaci di dare elettricità in grande quantità e a basso prezzo. Lo aveva fatto intravvedere, nel suo discorso “Atomi per la pace”, il presidente degli Stati Uniti Eisenhower  all'assemblea generale delle Nazioni Unite l’8 dicembre 1953. Come si sarebbe comportata l’umanità davanti a tempi di terribili paure ma anche di grandi speranze ?
Proprio in questi anni cinquanta un numero crescente di studiosi, per lo più sociologi e economisti, cominciano ad occuparsi del “futuro”, degli scenari n cui la crescente popolazione mondiale avrebbe potuto svolgere la sua vita. Non mi risulta che sia stata studiata a fondo la storia e l’evoluzione degli studi sul futuro anche se essa ha avuto alcuni protagonisti italiani di grande rilievo, la sociologa cattolica Eleonora Masini, l’economista Aurelio Peccei, l'imprenditore Ferraro, solo per citarne alcuni. La figura più rilevante forse fu l'economista francese Bertrand de Jouvenel che aveva fondato a Parigi una associazione di studi sul futuro, anzi sui futuri possibili, il cui nome, Futuribili, appunto, stava ad indjicare che occorreva esplorare con rigore e lungimiranza una serie di condizioni future in cui avrebbe dovuto dimenarsi l'umanità.

La meno nota, ma molto interessante figura di animatore di studi sul futuro è stato Pietro Ferraro il quale, sulla scia di Futuribles francese, costituì a Roma un gruppo di riocerche nsuln futuro IREA (Istituto di Ricerche di Economia Applicata) e avviò la pubblicazione di una rivista italiana intitolata “Futuribili” di cui sono usciti 64 fascicoli dal 1967 al 1974. Pietro Ferraro era nato a Venezia nel 1908 e si era laureato in giurisprudenza a Padova. Nel 1938 fondò a Bolzano la Società Italiana per il Magnesio e le Leghe di Magnesio, e data l'importanza ai fini bellici della sua attività, venne esonerato dal prestare servizio in guerra. Pietro Nenni lo mise in contatto con l'Oss (il servizio segreto americano che operava nelle zone occupate dai nazisti) e dal luglio del 1944 Ferraro fu il responsabile di una missione militare chiamata Margot Hollis, composta da italiani e dipendente dall'ufficio informazioni americano, che collegò, per mezzo di quattro radiotrasmittenti, diverse formazioni partigiane venete e friulane al Comando supremo delle operazioni nel Mediterraneo.

Accanitamente ricercato dal nemico, persisteva fino alla Liberazione nella sua opera attiva, decisa e coraggiosa, infliggendo duri colpi al nemico nelle sue retrovie e disorganizzandone a più riprese l’efficienza. Nella fase finale, in collaborazione con formazioni di patrioti, otteneva dal Comando tedesco di Venezia che la città e il porto venissero lasciati intatti. Concludeva così, attraverso rischi di ogni sorta, l’importante missione affidatagli, portando un grande contributo alla liberazione del Veneto. Un contributo per il quale a Ferraro è stata assegnata la medaglia d’oro al valore. La vasta documentazione della missione Matgot Hollis è stata donata, nel 1977, dalla vedova di Ferraro, Mynna Cini Ferraro, all’”Istituto Veneto per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea” Anche sulla base di questi documenti nel 1990, l’editore “Marsilio” ha pubblicato il volume Le missioni militari alleate e la Resistenza nel Veneto – La rete di Pietro Ferraro dell’OSS.

Dopo la Liberazione Pietro Ferraro ha ripreso la sua attività professionale, dirigendo alcune società industriali, tra cui il Cotonificio di San Giusto, le Cartiere del Timavo, di cui era proprietario, e le Cartiere di Arbatax. Oltre all’attività vera e propria di industriale, Ferraro diede un importante contributo allo sviluppo degli studi sulla civiltà moderna, sull’uso dei calcolatori, anticipando molte delle teorie economiche e scientifiche sulla globalizzazione.

Del 1970 il suo Progresso tecnico, ventagli di produttività e sviluppo: un’economia alle soglie del futuro con prefazione di Claudio Napoleoni. Un anno prima della morte, Ferraro ha pubblicato, presso l’editore “Armando”, La costruzione del futuro come impegno morale.


0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]

<< Home page